venerdì 15 maggio 2020

Siamo più delle Samantha o delle Charlotte?



 Per ogni ragazza cresciuta con Sex and the city la domanda sorge spontanea? Siamo più delle Carrie o delle Samantha? Delle Charlotte o delle Miranda?
Ma esistono davvero delle donne completamente Samantha? E le Charlotte?
Più probabilmente nella nostra esperienza di amicizie femminili abbiamo incontrato qualche Carrie o qualche Miranda. Ma la realtà è che una donna contemporanea, urbana, sulla trentina ha attraversato tutte le fasi delle ragazze. Perchè, diciamocelo, una vita intera come Samantha è affascinante ma decisamente impossibile da mantenenere.
Per definirsi davvero una single contemporanea abbiamo sicuramente attraversato le 4 fasi.

FASE CHARLOTTE

Che ci piaccia o meno tutte noi almeno all’inizio della nostra carriera sentimentale siamo state Charlotte. Ingenuamnte appese al sogno del principe azzurro, romantiche, sognanti, ci siamo a un certo punto convinte che un lui qualunque sarebbe stato il nostro LUI. Abbiamo ignorato i segnali di pericolo, ci siamo indefessamente impegnate nell’avere una relazione con la r maiuscola, forse non siamo arrivate al punto di farci la autodichiarazione ma ci siamo andate vicine. Lui era una persona inadatta ma facilmente manipolabile. Calmo, privo di carattere ma con le caratteristiche giuste, che fosse un buon impiego, la religione giusta o il giustto taglio di capelli ci siamo convinte di aver trovato l’uomo perfetto all’età giusta, tra i 20 e i 25 anni più o meno. Poi la realtà ci è caduta addosso, ci siamo svegliate, rese conto di esserci solo annoiate, lo abbiamo guardato e siamo andate oltre. Abbandonando sogni di gloria color pastello e case nell’Upper East side.

FASE CARRIE

Lui, loro, sono arrivati all’improvviso. Quando ci eravamo definite ciniche e convinte di riuscire a gestire una relazione priva di sentimento. Ci siamo illuse di usare e invece siamo state usate. Non sappiamo come ma ci siamo ritrovate coinvolte in un vortice di drammi, bugie, urla, sesso meraviglioso, corpi nudi, lacrime, mille addi e mille riconciliazioni. Mille momenti di felicità pura e altrettanti di cupa disperazione. La fase Carrie può venire anche solo una volta nella vita, se siamo fortunate, ma il mondo è ahimè pieno di Mr. Big pronti a farci battere forte il cuore e poi a spezzarcelo. Lasciandoci ma senza lasciarci mai, sparendo e ricomparendo, prendendoci e portandoci via. Il lieto fine giunge raramente con i Mr. Big ma vale sempre la pena vivere almeno una parte della vita come Carrie: questa fase ci ricorda che siamo vive,capaci di amare e di sostenere il peggiore dei dolori. E’ una fase necessaria a farci conoscere meglio, ad analizzarci in modo ossessivo e farci capire cosa davvero vogliamo e cosa aborriamo in una relazione. Mr. Big ci ha mostrato entrambe le facce.

FASE SAMANTHA

Dopo una fase Carrie si passa naturalmente a una splendida fase Samantha più o meno lunga. Una splendida fase in cui passiamo ridendo da una letto all’altro. In cui rincasiamo la sera e guardandoci allo specchio non possiamo fare  a meno di volerci bene e trovarci favolose, bellissime, fortissime e maledettamente divertenti. Li prendiamo e li lasciamo, approfittiamo dell’intimità altrui senza lasciare che la nostra venga scalfita. Ci ritroviamo con personaggi improbabili e uomini straordinari senza neanche sapere come. Una fase splendida che ha due possibili sviluppi.

OPZIONE 1: FASE SMITH/HARRY

A forza di saltare da un letto all’altro ci troviamo nel letto giusto. Non sappiamo come. Lui è stato solo una scelta casuale, uterina, basata solo in parte sulla selezione avvenuta nelle precedenti fasi. Un uomo bello, ma sbagliato sulla carta. Brutto ma terribilmente sexy e gentile. Un uomo che a letto ci piace un sacco ma che razionalmente non avremo mai considerato. Un uomo che subdolamente comincia ad essere l’unico con cui ci ritroviamo sera dopo sera. Che non si sa bene come finisce per farci (orrore!) innamorare e spiazzarci completamente.

OPZIONE 2: FASE MIRANDA

Alla fine ci siamo stufate. Stufate dei principi azzurri. Dei drammi. Dei letti sconosciuti.
E ci siamo fermate. E abbiamo scoperto che NOI siamo la miglior compagnia che potesse esserci. Noi e la nostra carriera a cui finalmente dedichiamo il giusto tempo, prendendoci soddifazioni impagabili. Noi e i nostri hobby che avevamo sempre rimandato. Noi e i nostri viaggi, i nostri gatti, i nostri quadri o i nostri libri. Noi che iniziamo a fregarcene di farci una ceretta o di quel chilo in più. Noi che non ci lasciamo condizionare dagli anta in arrivo e che non ci siamo mai sentite così libere. Noi che ad una serata con l’ennesimo uomo sbagliato preferiamo una serata con le amiche o con una serie tv/un libro/un film, la nostra Fatty e un barattolo di gelato. Noi che guardandoci allo specchio ci troviamo più vecchie, diverse, ma più serene e mai così favolose.

E voi? In che fase siete?

lunedì 30 aprile 2018

Un'ultima partita a Teresina

Dovrei ricominciare a scrivere.
Dovrei.
Prendere il buono e il marcio e ficcarli in un frullatore emotivo. Spezzatini di vita cotti sulla brace.
Ricominciare da quella roba.
La solita. Il vecchio e rattoppato muscolo che con fatica si riaffaccia. Cucù. Ha l'anca sbilenca anche lui.
Due anni che non batteva. Bhè. Non è che ora batta.
Diciamo che c'è questa sensazione un po' antica di andare a letto con pensieri buoni. Pensieri buoni che hanno occhi da cucciolo.
La vecchia e cara voglia di stringere, mordere e graffiare.
Senza l'ansia perchè la completezza è giunta inaspettata sotto forma di soffice e vivace famiglio dagli occhi d'ambra.
Un po' accidia. Un po' Isola che non c'è.
Un po', forse, contessa Bathory che mantiene la gioventù circondandosi di giovani vergini.
Paure ancestrali. Salti generazionali. Citazioni improbabili.
Primavera forse. E progesterone in quantità chimiche.
Vivo d'arte. Vivo d'amore. Morirò di tisi a quanto pare.
E quel sapore di pulito, quel non odore che mi fa ancora perdere battiti è perso nella nebbia, lui sì che banchetta su corpi di giovani vergini arrancando, aggrappandosi a questo ultimo pasto luculliano che la vita gli offre. Un chai latte esotico spruzzato di cannella, una bambolina con tatuaggi nascosti e reggiseni imbottiti.
Forse siamo entrambi molto ridicoli. O molto vigliacchi.
Giochiamo a Teresina con le carte truccate mentre al nostro tavolo di Black Jack ancora ci aspettano i posti a cui abbiamo appena accennato a sederci anni fa.
Ma a quanto pare les jeux sont fait e queste poche fish rimaste è qui che ce le dobbiamo giocare.
L'ultima partita.
L'ultima rincorsa giù dal precipizio.
L'ultimo tentativo sbagliato.
L'ultimo errore. L'ultimo respiro.

venerdì 13 marzo 2015

Vita 2.0

Mi hanno strappato il derma anni fa e non me ne ero ancora fottutamente accorta. Sento tutto. Non so come spiegarlo meglio. Sono sentimento che cammina e non ragiona. Da san valentino. Da messaggi in ritardo scuse e sguardi persi. Dopo miliardi di lacrime e di invocazioni a divintà casuali. Dopo incertezze e orgoglio e disperazione e rabbia.
Non riesco a non sentire.
Sento il vento che pare carta vetrata. La pioggia è come acido. E corrode. Se nuvole gonfie stanno là io soffoco. Sono in mille pensieri contemporanei. Sono in costante fase di pre isteria.
Non so cosa ancora mi tenga da urlare disperata.
Urlare. Muta, di dolore piena. In solitudine.
E gonfia di felicità costretta e legata quando di tutto mi riempie.
Di occhi con lunghissime ciglia da bambola, come fosse maledizione.
Di denti bianchissimi e affilati.
Di baci avari.
Di virilità che paiono perfette. Incastri di magie antiche.
Di giovani ricordi e sogni. Perchè sento tutto. E non capisco niente. E' tutto dolore. E' tutto sofferenza. E' gioia per brevissimo agognato tempo. E poi è di nuovo dolore. Sono frasi sconnesse, ansie ansie e tormento.
Non sono più adatta a questo gioco. Ma non voglio smettere.
Non riesco a smettere.
Il fallimento mi attende dietro ad ogni varco. Lavorativo, emotivo, vitale.
Agogno lame come mai prima d'ora. Prima di questo c'è stato il vuoto. Ora sento. E' empatia egoistica. Sono sopraffatta da me stessa. Ho arterie che agognano luce. Ho vene che agognano aria. Lasciamole repirare perdio! Lasciamo che siano loro a colorare il mio mondo del rosso che merito.
Dopo la pelle, ve ne prego, è il cuore che va asportato!
Agogno l'oblio, infinita perdizione dell'anima. Voglio essere interrotta.

mercoledì 5 febbraio 2014

SPALLE (dell'introduzione assiomatica e dei sogni sovrannaturali)

Qualche giorno fa, saranno quelle due tre settimane di spazio tempo che IO percepisco come “giorni”, dicevo, qualche giorno fa mi son trovata a raccontare una mia vecchia vecchissima e anche particolarmente torbida ma romantica storia a una nuova amica, quelle robe là che son bellissime con le amiche nuove, perchè non vedi l'espressione “oddio no! Di nuovo?? la racconta ancora??” delle amiche vecchie, quelle che magari c'erano a quei tempi e non ne possono più; le amiche nuove han l'espressione rapita-invidiosa-ammirata, e quest'amica nuova in particolare mi dice “devi scriverla questa storia, farci un libro!”.
Ora.
Secondo me la storia in sé è sì bella ma non da libro. Ce n'è un'altra che il libro se lo merita e infatti è lì in un cassetto che aspetta collaborazione da parte mia ad andare oltre i capitoli “belli”. Che per quanto sia figo e psicanalitico mettere per scritto quelli brutti fa male male male che ti strappi l'anima da dentro anche dopo anni. Se hai amato davvero. E sai che era vero. Punto.
Ma dicevo. C'è insomma questa storia che dicono meriterebbe una forma scritta. E allora la devo scrivere. Mi sa che meriterà più di un post e questa sarà diciamo l'introduzione.
La chiamerò SPALLE, perchè c'erano veramente delle spalle che non potevi non sperare di vedere dal vivo, grandi nude larghissime spalle da nuotatore.
E forse capisci perchè son due notti che ti sogni Jared Padalecki* in tutto il suo nudo splendore spallesco e mentre ci fai l'amore in sogno gli chiedi scusa perchè a te in realtà piace suo fratello ma vabbhè...a lui non interessava e la sveglia son due mattine che ti coglie felice e imbambolata...
*
(ci tengo a sottolineare che dopo attenta ricerca su Wiki scopro che l'ho scritto bene alla prima: probabilmente essere il mio fidanzato virtuale da due notti ci ha dato la giusta confidenza per scrivere correttamente i nostri nomi...)
Una diapositiva per le infelici che non sanno di cosa stia parlando...
 

mercoledì 22 gennaio 2014

"Oh Capitano, MIO Capitano!"

“Oh Capitano, MIO Capitano!” 

il Capitano in questione non è, e non me ne vogliano i lacrimevoli amanti di Robin Williams, l'illuminato e illuminante professor Keating, ma è, e per me sarà sempre e solo LUI: Harlock.
Lui, quello col mantello nero, la cicatrice, l'occhio pio e una nave pirata spaziale (la tamarraggine gente: lui sapeva cos'era!) con il nome di evidenti ascendenze di Grecia antica, Olimpo e roba simile.
LUI. Lui che è frutto della mente geniale, folle e completamente staccata dalla realtà di Matsumoto, uno che, per dire, è stato capace di fare un film con i Daft Punk. Per dire. Con le musiche dei Daft Punk. E basta. Senza dialoghi. E io l'ho visto. E mi è anche piaciuto. Ma ai tempi non facevo molto sesso e probabilmente la cosa ha avuto una certa rilevanza.
LUI. Lui che ha segnato per sempre ciò che avrei cercato (e fino ad ora MAI trovato) in un maschio.
Lui che ha indelebilmente formato la mia morale con quella malsana idea di libertà a tutti i costi, che piuttosto la morte, e io combatterò fino a che tutti siano liberi. Roba che ti sposta di quel centinaio di chilomentri se la impari a 5 anni. E resta là e non se ne va, hai voglia a tirarci sopra palettate di merda e cinismo, sotto sotto resti sempre lì col naso per aria a sperare che il Capitano arrivi a farti essere l'eroe che combatte lì, a fianco a lui...
Lui. Lui era la sua sigla. Parola per parola, frase scontata per frase scontata, descrizione approssimativa e brividi veri OGNI SANTISSIMA VOLTA.

“un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel
ha cambiato in astronave il suo velier (urra'-urra'-urra')

il suo teschio e' una bandiera che vuol dire liberta'
vola all'arrembaggio pero' un cuore grande ha

il suo teschio e' una bandiera che vuol dire liberta'
vola all'arrembaggio pero' un cuore grande ha

Capitan Harlock-Harlock-Harlock
Capitan Harlock

fammi rubare Capitano un'avventura
dove io son l'eroe che combatte accanto a te

fammi volare Capitan senza una meta
tra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di piu'

come un lampo e' il suo pugnale
che lui lancia contro il mal
ma e' un uomo generoso come il mar

nel suo occhio c'e' l'azzurro
nel suo braccio acciaio c'e'
nero e' il suo mantello mentre il cuore bianco e'”

Parliamone. No veramente, una piccola analisi semantico-emotiva.
il suo teschio e' una bandiera che vuol dire liberta'
io signore e signori la scriverei sul muro, tra una citazione di JRR Tolkien e due righe della Santacroce...in tre parole il sunto di ciò che Harlock è, il pirata (quindi cattivo) che però è buono perchè porta la libertà. Punto. Semplice. Anni di tentativi di classificazioni e ghettizzazioni gettati alle ortiche. Una generazione liberata da questo: occhio bimbo che a volte i buoni son quelli tutti neri che chiamano pirati. E magari sono pure cupi. Ma fighi. E fanculo agli stereotipi. Così, con du righe. Poi insiste
vola all'arrembaggio però un cuore grande ha
Capito? Lui fa una cosa che non si dovrebbe fare, andare all'arrembaggio, ma ha un gran cuore. E quindi indaghiamo, andiamo avanti, allora per cosa lo fa?
come un lampo e' il suo pugnale
che lui lancia contro il mal
Chiaro il concetto? Lui lancia pugnali (ahia, arma bianca, fanno male) MA li lancia contro il Male, e il male sono quelli in divisa e in giacca e cravatta signore e signori: pillole di sovversione all'ora del pisolino ci venivano fornite!
E poi la poesia:
ma e' un uomo generoso come il mar
che belle parole, Harlock è come il mare, generoso.
nel suo occhio c'e' l'azzurro
nel suo braccio acciaio c'e'
nero e' il suo mantello mentre il cuore bianco e'

Quindi senza indugi: è forte, è bello, indossa il nero PRIMA che Jon Snow lo facesse diventare ganzo, ma ha un cuore puro.
E i gotici di tutto il mondo furono liberati. Anni di suicidi, lamette e esistenzialismo francese bruciati da uno gnoccolone malinconico che ama la pelle ma combatte per i più deboli.

Perchè questo pippone cosmico su un cartone animato degli anni 80? Per farvi capire lo stato d'animo e le aspettative che potevo avere io, cresciuta a Plasmon e voli sull'Arcadia, quando stasera sono arrivata a vedere: CAPITAN HARLOCK, IL FILM.                     S P O I L E R  A L E R T 
Da ora in  poi SPOILER del film!!!
Premessa doverosa: uno è l'autore del manga/anime altro è l'ideatore del film. Altri sono gli anni di produzione, la situazione internazionale e le intenzioni. Altra è la trama. Altro è Harlock stesso. Già. Il pirata tutto nero che ha trasformato in astronave il suo velier e che scaglia pugnali contro il male qui ne esce con tinte un attimino più fosche. Meno eroe senza macchia, ritenuto ingiustamente fuorilegge e criminale, e più folle sognatore con oscuri segreti.
La prima cosa che ho pensato quando è arrivato però è stata quella che avrebbe pensato la me stessa di 5 anni: “Eccolo! E' arrivato e finalmente voleremo fra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più” E devo ammettere che la computer grafica non mi ha assolutamente deluso: bello, bello da mozzare il fiato, con sguardo penetrante, capello ribelle, mantello fetish che schioccava come una frusta ad ogni giravolta e fottute New Rock ai piedi. LUI. Esteticamente un sogno diventato grande come uno schermo del cinema. Che è abbastanza direi.
Ma le somiglianze qui finiscono. Il protagonista in realtà è questo Yama, che ha ben poco a che fare (se non fisicamente) col ben più sanguigno Tadashi. Questo acciuffato ragazzo saltella da un tradimento di simil figura paterna all'altro per tutto il film: parla con Harlock e tradisce il fratello, parla col fratello e allora tradisce Harlock, poi no ci ripensa e torna dal Capitano...una trottolina amorosa dududu dadada che spiegava però ben poco, tranne che aveva quasi ammazzato il fratello (stinfio, legnoso, mammamia che “nemico” poco stimolante, belli i tempi di Raflesia e delle sue sexy mazoniane) e reso un vegetale (ma dalla brillante proiezione olografica) la donna che entrambi (ma va??? è dai tempi di Georgie che i Jappi son fissati coi triangoli amorosi 2brother-1 girl...ma perchè??) amavano. E giù senzi di colpa e angoscie e cazzi e mazzi.
Intanto nell'equipaggio c'è il caro e vecchio Yattaran, un po' più vecchio ma che ci fa ridere ancora col suo buzzone e l'occhiali strambi, l'uccellaccio che vive appollaiato sulla spalla di Harlock e Yuri Kei, che ha zero passato stavolta, ma è sempre figa e ci regala un brevissimo momento di delicata erotomania manga in assenza di gravità: inutile ma perfetta.
E qui rivelo che a me piaceva Harlock da morire ma io adoravo profondamente quella creatura misteriosa e affascinanate che era Meeme, che viveva in funzione di Lui, e io speravo Lui di lei, fluttuando con i suoi lunghi capelli, la sua veste evanescente e senza una cazzo di bocca!!! Non ce l'aveva, non aveva la bocca ma, ricordo, aveva questa bellissima voce da donna saggia, profonda, dolcissima. E, bhè, qui Meeme mi diventa di un'altra razza, fonte di un potere alieno che permette ad Harlock di essere immortale (e vabbhè.. -_- ), con una vocetta da ragazza, con un pessimo colpo di scena finale (sì ok, sono morta con tanto di frasona a effetto sacrificandomi per te e l'Arcadia ma, bho, rieccomi son tornata) e CON LA BOCCA! Imperdonabile scusatemi ma per me è la più cocente delusione, o almeno lo sarebbe, se non avessero snaturato completamente il Capitano, LUI che combatteva per difendere l'umanità a costo di reputazione e vita ,da politici corrotti e governi assenti, LUI che scendeva sulla terra a accudire con una tenerezza disarmante l'orfana del suo amico, ridotto a una specie di pazzo che parla con della terra in vaso e che, a dispetto di viscidi omaccioni assettati su troni dorati, ha distrutto il pianeta per rabbia. LUI.
Allora: va bene tutto.Mi aggiorni la storia in un futuro diverso dove l'umanità sparpagliata non può più tornare sulla Terra? Ok, mi piace! Mi piace l'idea della pace forzata eliminando il problema, ovvero l'abitare sulla Terra stessa. Mi possono anche piacere i personaggi non proprio affascinanti ma con una discreta carica di bagaglio emotivo.
Mi piace tantissimo l'Arcadia con una specie di generatore alieno infinito guidato dalla magia di una razza ormai estinta, mi piace la forma nuova della nave, e il fatto che se ne fotta e monti sopra le altre navi SBAAAAM! Mi ci esalto cazzo!
Ma Harlock è cupo, Harlock è misterioso, ma Harlock è l'eroe cazzo, è quello che combatte non che spacca e distrugge l'unica sua vera ragione di esistere, la sua casa, per un fottuto momento di rabbia. No dai, veramente. Pessima scelta scrittoria per me, che dal momento in cui è stata rivelata mi ha lasciato occhi asciutti e cuore fermo, perchè da quel momento Harlock si è accasciato tra quelle catene e non ne è più uscito, per me.
Ed è per LUI, quello vero, quello che faceva correre su un prato verdissimo Mayu, quello che sorrideva fiero a braccia incrociate sulla plancia di comando che io stasera me la son ricantata tutta la sigla del cartone e DANNAZIONE per me Harlock è e resterà sempre il MIO Capitano. Hurrà!

Di Aidan Turner e dei suoi pettorali

Succede così, quasi per caso, quando ormai avevi dato per assodato un fatto: quello di avere una certa età e che “quelle cose lì non capitano più”.
Sono finiti i tempi dei Take That, delle cadute cinematografiche davanti alla televisione, dei raccoglitori gonfi di ritagli di giornale (e questa cosa fa così anni 80-90), finiti da anni i tempi in cui si va a vedere un film senza leggere prima la trama perchè se c'è lui sarà sicuramente un bel film, finiti i tempi in cui si cena veloce per scappare in sala a vederlo meglio sulla tv grande; finiti i tempi della ricerca spasmodica di informazioni. Finiti, soprattutto, i tempi della respirazione accellerata ai limiti dell'iperventilazione e dell'imbarazzo a guardare una foto dove lui guarda in camera.
Finiti.
Perchè ora vivi nel mondo reale, con le persone reali in carne e ossa e i sogni di cellulosa pensi davvero che non ritornino più.

Poi è tipo graduale la cosa.

Cominci a vedere una serie a tematica fantasy. Inizi a notare che uno degli attori è discreto, belloccio, affascinante, ha un suo perchè. Insomma sì dai, è proprio un bel tipo.
Poi scopri che è irlandese e ridi, perchè ultimamente ogni santa volta che fai un apprezzamento, l'attore in questione è sempre nativo della Tigre Celtica o limitrofi. Ma ancora rimani nei canoni del maturo apprezzamento femminile al sesso opposto.

Poi non sai bene come ma per 5 puntate di fila la serie in questione inizia regolarmente con
LUI + I SUOI PETTORALI + TANTO SANGUE + I SUOI MEZZIGUANTI
e qui inizi davvero a non capire più nulla...

di nuovo
imbambolata davanti alla tv
di nuovo
palpitazioni
di nuovo
rossore se lui guarda in camera
di nuovo
minuti lunghi a scorrere sue foto
hai perfino una sua cartella di foto, una tutta sua, non robe sparse nel file immagini: NO!
Una
sua
cartella!

Roba da matti gente!
Arrivare a 32 anni e accorgersi che non eri diventata matura, semplicemente Aidan Turner doveva ancora diventare famoso.
PS: la serie in questione è, ovviamente, Being Human e la consiglio caldamente come consiglierei il 90% della produzione televisiva britannica, intellettualmente onesta e artisticamente ineccepibile.
PS due: so perfettamente che A.T. è Kili, il nano del malcontento purista tolkeniano ne Lo Hobbit. Ma io da Tolkeniana elfica i nani non li guardo, poi nella vita vera (cioè quella da stilosissimo vampiro metropolitano) lui è normo alto. Ecco. Però Evangeline Lily la odio comunque, dopo la leggendaria scopata con Sawyer nella gabbia degli orsi polari poteva anche darsi una calmata....per chi non se la ricordasse...


mercoledì 8 gennaio 2014

La Mia Visione Francese

Mentre passeggiavo tra i boulevard di Paris (come da canzone, quella dei Modena per la precisione, simbolo di un'età, i vent'anni) mi ero ripromessa di scrivere un pezzo su Parigi, sui parigini e sulla Francia in genere. Poi mi sono naturalmente persa nel rientro alla vita italiana, alla naturalezza della mediocrità e ho abbozzato per un po'. Ma l'idea era lì e languiva e io odio le cose che languono.
Così eccoci: amanti della città col monumento più sopravvalutato del mondo e italioti con la puzza sotto il naso (quella dei rifiuti partenopei presumo): la mia visione francese.

Allora, partiamo da una serie di presupposti.
Primo: la mia famiglia e la Francia. Ai tempi il francese andava per la maggiore quindi sia mia madre che le sue sorelle hanno studiato il francese e sono state in Francia. In particolare le mie zie avevano una sorta di dipendenza psicologica per tutto ciò che era erre moscia e chic e una idiosincrasia da ignoranti italiote per il modello anglosassone (tipo le prof di italiano e la matematica: “non so cosa sia, non la capisco ma la odio. E comunque non serve!”).
Mia madre era stata capace di andare a Parigi nel SESSANTOTTO (lo scrivo grande così capite bene l'allusione politica: Parigi nel 68...chiaro??) e non accorgersi di nulla (anche se “non si sapeva perchè” dal centro di Parigi erano state dislocate in periferia perchè la città universitaria era bruciata (sì..da dentro però!).). E poi di tornarci nel millenoventoottantanove (19ottantanove..chiaro?) e tornare solo con una misera bambolina giacobina. E comunque mi aveva iscritto dalle monache irlandesi alle elementari e alla bilingue alle medie perchè lei invece si sentiva una reietta a non parlare inglese e non voleva che facessi la sua stessa fine (in effetti grazie mamma! L'inglese è ormai la seconda lingua madre e all'estero vengo spesso scambiata per anglosassone, che per me equivale più o meno ad essere considerata una top model, ecco.).
Quindi sono nata in una famiglia decisamente francofona. Io la marsigliese l'ho imparata a cinque anni, fate voi...

Io personalmente ho avuto quattro fasi francesi:
  • una di amore totale, dopo aver assistito a uno sceneggiato televisivo sulla Revolution Francaise alla veneranda età di 5 anni;
  • una di tipico odio italiota, durante l'adolescenza, infarcito delle solite frasi fatte sui mangia formaggi, cucina di caccole, puzza sotto il naso e monumenti di ferro;
  • una di riflessione, quando ho iniziato a domandarmi per quale motivo dovevamo non ammirare e studiare i cugini di oltralpe se da loro le cose andavano così bene? (è stato il momento in cui ho anche scoperto di con quanta grazia i nosti politici ce lo mettano nel baugigi facendoci credere che glielo abbiamo chiesto noi.).
  • Indi poi la fase neutrale con la quale sono andata a Parigi, memore dei preconcetti avuti, delle riflessioni fatte, delle domande sul perchè siano gli unici al mondo ad avere la erre frocia, un monumento che doveva essere temporaneo che è sempre lì, e si facciano belli di un quadro che non è nemmeno loro (e che non hanno rubato! Ma ci arriveremo).
Cosa mi hanno detto gli italioti medi prima di partire: il solito, che i francesi erano TUTTI (ah, quanto amano generalizzare gli italioti)dei cretini, palloni gonfiati, maleducati e che non parlavano una parola di inglese perchè sono dei nazionalisti fascisti (sigh!) che non studiano neanche (si vede che a La Sorbonne ci vanno a giocà a calcetto...)

La guida mi consigliava di iniziare sempre i discorsi in francese per porsi in modo gentile con gli autoctoni (che poi sarebbe una regola base in qualunque parte del mondo).
Il risultato è stato che per 5 giorni ho parlato una sorta di esperanto franco-anglo-italiano (l'italiano solo se mi sgamavano come nata aimè nello stivale) aggravato dal fatto che spesso chedevo di ripetere più per la mia sordità incombente che per un'effettiva incomprensione linguistica.

Comunque: punto uno da debellare. I francesi parlano l'inglese. O meglio. I parigini parlano l'inglese. Punto. Non ti guardano schifati se si accorgono che non capisci il francese perfettamente, si arrangiano a gesti, e SORRIDONO sempre! Noi no. Riflettiamoci, perchè gli italiani all'estero sono malvisti? Perchè hanno sempre il muso, fateci caso, siamo sempre perennemente incazzati, anche in vacanza, i nostri pargoli urlano non ridono, i nostri uomini guardano in cagnesco chiunque e le nostre donnette hanno sempre la faccetta tummistufi di chi si sente superiore agli altri...chissà come mai gli altri ci trattano a pellai quando si va a giro...mah?
Secondo punto: i parigini sono gentili: appena arrivate, mentre eravamo alle prese con la cartina della metro per capire la direzione da prendere ecco arrivare una signora, anzi, una madame gentilissima che SENZA CHE IO GLIELO CHIEDESSI si fa spiegare dove dovevamo andare e ci ACCOMPAGNA alla direzione giusta della metro stupendosi anche un po' dei nostri ottantacinque merci beaucoup! Ne voglio vede uno di italiano che di sua iniziativa e senza aspettarsi nulla in cambio e senza un tentativo di truffa in atto aiuti un turista palesemente in difficoltà. Ma è colpa di berlusconi e prodi se il paese è a puttane, certo. Continuate a raccontarvelo, farabutti. Tutti.

Proseguiamo nei luoghi comuni.
L'acqua a tavola. L'acqua a tavola è un bel problema, perchè noi siamo abituati all'acqua in bottiglia che ha dei prezzi accessibili, loro bevono GRATUITAMNTE l'acqua di rubinetto e se vuoi ti portano in bottiglia della roba che probabilmente è stata estratta con antichi rituali massonici del 23 perchè costa uno sproposito. Vabbhè...tanto l'acqua di rubinetto è gratis no? Ce la porteranno da soli no? Eh no! Perchè anche i francesi son parenti a noi furbetti e se lo sanno bene che noi italiani beviamo l'acqua in bottiglia e se gli diciamo solo “de l'eau” loro ci portano la Perrier che costa quanto un collier da Tiffany...bhè...VI portano perchè io ho palesi ascendenze celtiche, il mio inglese è perfetto e il mio francese privo di accento, quindi quando io indico la brocca dell'acqua del tavolo accanto dicendo “de l'eau” loro mi portano quella gratis, ai palesi italiani (grassi volgari e rumorosi) del tavolo accanto che indicano la mia brocca e chissà in che lingua dicono “acqua” gni portano la Perrier a 5 euro a bottiglietta: e io c'ho riso. L'ammetto!

Immigrazione. La Francia è da sempre un paese che subisce l'immigrazione, cioè, se la cerca, perchè se pretendi di essere una forza colionialista ti puppi anche le ondate di immigrati dalle tue sanguinose colonie. Quindi parliamo di una immigrazione che dura da un bel po' di anni, in alcuni casi un secolo buono. Ci sono almeno 4 generazioni tra un giovane della mia età nato a Parigi e il suo antenato più recente nato nel paese di origine. Ci sono un sacco di magrebini, ma non sono come da noi. Lavorano. Ridono. Parlano francese correttamente. Ti guardano senza aria di strafottenza e se sei donna senza l'aria di volerti stuprare lurida puttana bianca. Sarà che da noi si ferma la feccia ma mai avrei creduto che camminare di sera in un quartiere a quasi totalità nordafricana non avrebbe costituito motivo di terrore puro e che anzi i primi amici sarebbero stati un rastaman e un capellone egiziani! E i nordafricani sono meno integrati, fanno più comunità a sé. I neri. I neri sono solo dei francesi di colore, esattamente come in America o in Inghilterra. Vestono occidentale, parlano e ridono occidentale, e lavorano occidentale. Il marocchino fa il pizzaiolo. Ma la senegalese fa la guida al Louvre proprio come la ragazza dei sobborghi parigini. E questo già di per sé fa di una città una GRANDE città.

Un altro punto che mi colpisce ogni volta che ne faccio uso è la metropolitana: sono solo io che vedo la perfezione di un mezzo che ti porta ovunque in tempi rapidissimi e senza problematiche di sorta e a un prezzo estremamente contenuto considerando l'ampiezza di parigi e il fatto che usando la metro la puoi girare assolutamente tutta compresi i sobborghi più distanti? Per me è puro genio e dovremmo bucherellare tutta l'Europa, resti romani o meno, perchè sai che figo scendere alla fermata sotto casa e poter pensare di andare a Stoccolma??vabbhè...vaneggio...
Primo punto a sfavore: perchè diamine avendo sotto i piedi la meravigliosa libertà di andare ovunque fino all'una di notte (le due nei weekend) i parigini si ostinano a viaggiare in macchina in superficie creando un traffico demenziale?? no veramente! Parigini e milanesi, romani e londinesi: spiegatemelo! Perchè usate la macchina??? Non ha senso! Io abitassi in una città fornita di linee della metro così adeguate credo che non la comprerei nemmeno, forse la noleggerei per i weekend. Forse.
Vabbhè.

Musei.
Il Louvre.
Parliamo del Louvre. Gli allestitori della zona greco romana etrusca e di scultura italiana sono in gamba, veramente. Le statue sono posizionate in modo da dar loro il giusto risalto, anche se resto sempre delusa dal grande capolavoro e colpita dal pezzo meno noto.
E perdonatemi ma per me l'arte ha avuto il suo massimo coi greci e dopo ciao. O copie del classicismo o sennò sarebbe stato meglio estinguerci. Che ci sono voluti millenni e ancora non siamo nemmeno lontanamente vicini al genio creativo e alla grazia scientifica dei nostri cari ometti con le sopracciglia irsute. Ottimo lavoro anche alla parte egizia, divisa in piccoli settori gradevolissimi, con spiegazioni chiare, in francese, e divertenti aneddoti. Magari le statue sono un po' accumulate tutte insieme ma è comprensibile. Meglio che tenerle in cantina. Spettacolare l'antica fortezza medievale e la posssibilità di entrarci letteralmente dentro. Un trip. Punto. 
E ora a noi. Ho capito che la parte pittorica è di epoca settecentesca e che ai tempi andava di moda riempire le pareti di quadri. Ma non è umanamente e artisticamente accettabile quel corridoio della morte in cui ci saranno più di mille quadri (non so veramente valutare...troppi è il numero giusto) uno sull'altro, con la totale impossibilità di goderseli perchè: 1) sono messi senza un senso logico; 2) sono assolutamente privi di illuminazione giusta e atmosfera. Brusio continuo che porta al delirio, quadri su quadri su quadri che alla fine ti accorgi di essere davanti a Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio e ti verrebbe da piangere più per il disastro che hai intorno che per il capolavoro che hai davanti.
Però “lei” aaah...”lei” ha un posto d'onore, tutta sola al centro di un grande salone, lontana almeno due metri dalla folla in delirio, che per un quadro dalle dimensioni estremamente ridotte significa in sostanza ucciderlo, se fosse davvero un gran capolavoro, ma forse tenerlo così lontano è fargli un favore. Nel corridoio della morte intanto la gente passa e non vede la Vergine delle Rocce, quello sì che meriterebbe un posto d'onore da qualche parte. 
Belli i quadri francesi post rivoluzione e epoca napoleonica. Enormi. Grandi. Preponderanti. Francesi, decisamente. 
Spettacolari gli appartamenti di Napoleone III che giustamente se la godeva e io non vedo l'ora di tornare in Francia a vedè la casa di quel maestro del godersela che era il caro Re Luigi quattordici, maestro di edonismo, mecenatismo e strafottenza del riccone che almeno se la gode e non se lamenta e vorrei anche vede.
Evito pipponi su cose più specifiche come il museo medievale (location da urlo) e le catacombe, nelle quali sono andata a rendere omaggio ai vampiri parigini creati dal genio di Anne Rice e che accompagnano le mie speranze da 15 anni buoni, prima o poi busserai a quella finestra Lestat vero?

Questione cibo: ottimo in tutti i sensi possibili. Economico, di pregevole fattura, semplice, peccato per le poche opzioni a base di legumes, verdure, perchè son tornata a casa che il camambert m'usciva anche dalle orbite ma di roba verde non se n'è vista punta.

I monumenti simbolo:
Tour Eiffel: un accrocchio di ferri sembra in foto e un accrocchio di ferri è vista da sotto, nulla più di un divertissement artistico di un grande scultore (sua è ricordiamo anche la statua della libertà newyorkese) che non si sa bene come è diventato il simbolo non solo di una città, ma anche di un'intera nazione. Fa riflettere che in tanti anni di storia anche artistica i francesi non si siano riusciti a riconoscere in niente prima della costruzione di questa imbarazzante opera. La realtà e una delle cose che ho diprezzato, è che i parigini tendono a distruggere il passato, a non conservarne memoria e addirittura a cambiare il punto di vista ufficiale su eventi storici in base a non ben chiari momenti politici attuali. Se all'epoca della mia infatuazione per la rivoluzione si parlava di Maria Antonietta come del diavolo fatta donna ora addirittura la si considera una martire. Invece di limitarsi a evitare giacobinismi di parte e dire che si trattava solo di una ragazza che era diventata un comodo simbolo contro il quale accanirsi e far accanire i popolani violenti, guidati saggiamente da menti astute e carnefici assetati di sangue. Resta però il fatto che a distanza di secoli ancora i francesi non sappiano se essere orgogliosi o meno della rivoluzione. Forse se avessero conservato più memorie ora avrebbero le idee più chiare. Invece i tetti di Parigi sono quasi tutti moderni e di ciò che fu c'è ben poca traccia. Noi italiani forse giriamo troppo indietro la testa. Ma gli inglesi ci insegnano invece conme fare a essere moderni e a non dimenticare al tempo stesso da dove siamo venuti.
E eccoci a ciò che prima di quella mostra mostruosa era il simbolo di Parigi: una delusione dall'interno questa Notre Dame cosiddetta gotica, squadrata, dai tratti semplici, e dai soffitti relativamente bassi; ma poi...poi sali 300 e più gradini a chiocciola e ti trovi di fronte LORO. Grotteschi e sibilanti, divoratori o spiritosi, appollaiati sulle guglie che guardano dall'alto una città che nei secoli ha cambiato volto e loro sempre lì, a difenderla, sorvegliarla, guardarla ed amarla. Per me Parigi E' i Garguille, è quel gotico medievale rifatto nell'ottocento da un visionario, che coniuga perdizione inferno dannazione e beffarda consapevolezza dell'ineluttabilità definitiva della morte.
Questi sono i miei semi seri cinque giorni parigini. Gli insulti sono graditi. A la prochaine.